La formazione nei contesti lavorativi è generalmente e diffusamente orientata verso l’apprendimento di nuove tecniche, nuove tecnologie, nuove procedure, seconda una visione che tende a privilegiare la prestazione lavorativa staccata dal funzionamento di chi la esegue.
L’attenzione alla prestazione nei suoi aspetti tecnici, una valutazione degli interventi esclusivamente in termini monetari, sono aspetti fondamentali, ma parziali, in quanto i processi produttivi non possono prescindere dall’elemento umano che ad essi fornisce senso, efficacia, efficienza.
Da questo punto di vista la dimensione relazionale del gruppo di lavoro è fondamentale in tutti i contesti, anche se ve ne sono alcuni in cui è più importante, come nella Scuola, nel lavoro Sociale, nelle istituzioni Sanitarie, ed è una componente essenziale in quanto il suo buon funzionamento ha effetti importanti sulla efficienza dei processi, sulla qualità del prodotto ( che in questi casi è la relazione con l’utente finalizzata alla sua formazione, al suo benessere, alla sua cura), sulla entità dei costi.
Parallelamente la crisi economica condiziona i piani di sviluppo ed anzi determina contrazioni nei volumi di spesa con la conseguente riduzione del turn over del personale ed il suo progressivo invecchiamento;
l’evoluzione tecnologica, che è spesso culturalmente estranea ai meno giovani impone un rapido adeguamento mettendo in discussione consolidati stili di lavoro;
gli attuali assetti della sfera familiare e affettiva delle persone, con la diffusione di nuove tipologie di famiglia, la mancanza di reti parentali di riferimento, il mancato supporto al carico assistenziale di bambini, anziani, malattie ed handicap entrano pesantemente in conflitto con l’espandersi del tempo del lavoro, che attraverso i social media inquina il tempo privato. Tutto questo rende sempre la vita lavorativa delle persone sempre più difficile ed onerosa in termini emotivi, di stress o burn out e gli ambienti di lavoro, ove tali tensioni tendono a scaricarsi, sempre più complessi e conflittuali, con ovvie ricadute sul perseguimento degli obiettivi.
L’intervento Formativo Gruppale nel mondo del lavoro, ha come obiettivo di favorie del gruppo come strumento di lavoro: si è sempre all’interno di lavoro, che possono funzionare bene se il piano della tecnica viene integrato con il piano del riconoscimento e della elaborazione delle dinamiche comunicative, emotive e affettive inerenti l’esperienza lavorativa, nella quale le persone si calano con l’interezza della propria identità. Naturalmente parliamo non solo delle dinamiche orizzontali interne al gruppo di lavoro, ma anche di quelle verticali sia in direzione della relazione di tipo gerarchico che nella direzione del rapporto con l’esterno (le altre istituzioni) e l’utenza.
Ogni gruppo è molto di più della somma delle sue parti, in quanto nella sua strutturazione e nel suo funzionamento include le caratteristiche del campo in cui si svolge, ha una storia , i suoi miti fondativi, le sue vicissitudini, in cui sono ricomprese anche quelle dei singoli membri, le ragioni per cui questi sono arrivati in quel determinato gruppo, le norme di funzionamento esplicite ed implicite del contesto incui il lavoro si svolge, i sottogruppi che si sono formati, le dinamiche interne comunicative, affettive, di potere e le dinamiche con il mondo istituzionale in cui il gruppo è ricompreso e con il sociale che contiene l’istituzione.
L’intervento formativo attraverso il Gruppo esperienziale offre alle persone che lavorano insieme, in condizioni spesso di estrema difficoltà, in attività che risultano estremamente impegnative per le risorse personali, come il lavoro di cura, uno spazio, un contenitore in cui, attraverso il confronto tra i partecipanti, si possa attivare o ri-attivare uno scambio di esperienze, una condivisione di difficoltà, la mobilitazione di risorse emotive, l’individuazione degli aspetti problematici connessi alle caratteristiche dell’ambiente e al compito. Ciò consente inoltre di promuovere anche processi che di solito vengono considerati fattori terapeutici tipici del piccolo gruppo terapeutico
- sentirsi accolti e accettati nel gruppo;
- poter scoprire che anche gli altri possono provare le stesse emozioni e le stesse difficoltà;
- scoprire di poter essere utili agli altri;
- scoprire che vi sono possibilità di attraversare positivamente delle difficoltà;
- acquisire informazioni sull’ambiente e apprendere di sé e degli altri attraverso l’osservazione degli altri ed il confronto reciproco;
- attivare risorse per affrontare problemi favorendo l’assunzione della responsabilità personale e collettiva.
L’attivazione di questi aspetti riguarda qualunque contesto lavorativo, in quanto, prima di tutto, contesto umano.
Il Gruppo esperienziale, pur non avendo finalità terapeutica, è un dispositivo Gruppoanalitico che deve essere meticolosamente ed accuratamente costruito, pensato in base alla domanda, agli obiettivi, ai tempi, ai metodi ed anche valutabile nella sua efficacia.
Il fatto che il Conduttore sia esterno al contesto consente gli consente di porsi più facilmente in una prospettiva analitica ed in una condizione di ascolto dei processi che si attivano, per poterli opportunamente segnalare al gruppo.
E’importante il processo di analisi della domanda: che tipo di istituzione la avanza e che tipo di relazioni intrattiene con altre istituzioni implicate economicamente nell’intervento, se vi sono; il tipo di relazione tra l’istituzione e l’utenza; quale tipo di cultura la anima l’istituzione; l’eventuale e possibile conflitto tra la domanda dell’istituzione, l’offerta del professionista, la richiesta dell’utenza.
Altro elemento di grande importanza è la comprensione e conoscenza del campo gruppale che si va a costituire nel processo del gruppo, intendendo per campo gruppale l’insieme degli eventi mentali, corporei, fantasmatici che prendono vita nel gruppo: i partecipanti vi sono immersi e contribuiscono a produrlo: per questo motivo è opportuno che nel gruppo siano rappresentate tutte le componenti del contesto, con una libera adesione. Si viene a creare in tal modo la possibilità di realizzare scambi tra pari, al di là delle diverse funzioni, e costruire una fiducia di base sulla possibile solidarietà e comunanza di intenti, ed avviarsi ad una fase centrale in cui i partecipanti si mettono in gioco, anche sulla base della prospettiva temporale presente rappresentata dalla durata del lavoro di gruppo.
In tal modo nel qui ed ora del gruppo analiticamente orientato, si attraversa un percorso e si attivano processi che vanno a costituire una esperienza che diviene parte della storia e può informare di sé il futuro.
Questa esperienza rimane nella memoria del gruppo di lavoro e va a costituire una delle esperienze che contrassegnano la sua vita, la sua storia e la sua cultura, e può così informare di sé la vita successiva del gruppo, avendo fatto sperimentare ai suoi membri un diverso modo di porsi in relazione rispetto al compito da eseguire nello stesso tempo può prendere contatto con il riconoscimento del limite rappresentato dalle norme, dalla autorità e dalle personali e reali possibilità.
Questo tipo di intervento è adatto a tutti i contesti lavorativi, sia orientati alla produzione di beni che di servizi, ma è fondamentale in tutti quei contesti lavorativi in cui si offrono servizi alla persona ed il cui aspetto caratterizzante è la relazione con il pubblico, perché è molto difficile essere gentili, accoglienti, empatici, rassicuranti se si è affaticanti, stanchi, demotivati e non riconosciuti nei propri diritti e nelle proprie esigenze fondamentali.